Ogni cosa che indossi è stata prodotta avendo un impatto sull’ambiente, e secondo i dati elaborati da Altrocononsumo il settore della moda e del tessile rappresenta la seconda industria più inquinante del mondo. È importante essere consapevoli di quanto la produzione di un capo pesa sull’ambiente. In questo articolo ti spieghiamo cos’è l’eco fashion, quali sono le scelte più green e che tipo di materiali sono assolutamente da evitare.
Fast fashion: costi ambiantali e sociali
Lo shopping è diventato uno stile di vita, un passatempo e per molti una dipendenza. La voglia di comprare è forte, i soldi a disposizione non sono tanti, e in questa situazione spesso scegliamo i vestiti e gli accessori più economici.
La produzione industriale di abbigliamento e accessori a basso costo si chiama fast fashion. I marchi low cost contemporanei hanno come obiettivo soddisfare i consumatori per un breve periodo offrendo imitazioni delle grandi case di moda a basso costo. Non sono oggetti fatti per durare, si consumano subito e quindi c’è sempre bisogno di novità. Li troviamo nelle più popolari catene di negozi. Le industrie fast fashion sfruttano la scarsa protezione dell’ambiente e il basso costo del lavoro nei paesi come Cina, India, Bangladesh, Pakistan, Filippine o Vietnam.
Nel documentario The True Cost il regista Andrew Morgan svela le esistenze disperate dei lavoratori che producono i capi a basso costo. Lo sfruttamento delle persone nella produzione di abiti usa e getta è spaventoso. Si tratta spesso di bambini sotto i 15 anni, che lavorano per 14 ore consecutive per pochissimi soldi. Morgan colpisce mostrando il contrasto tra i bambini nelle fabbriche di vestiti e le blogger americane che dopo aver fatto lo shopping compulsivo girano i video mostrando gli acquisti. Si parla anche del tragico evento del 2013 quando a causa delle misure di sicurezza praticamente nulle e scoppiato un incendio all’interno di una fabbrica fuori Dacca, che ha provocato circa 1.100 morti. Il documentario dimostra che da quella volta non è cambiato molto.

La produzione di fibre sintetiche emette nell’atmosfera particelle e gas come CO2, ossido di diazoto (con un potenziale di riscaldamento globale 310 volte superiore a quello dell’anidride carbonica), idrocarburi, ossidi di zolfo e altri sottoprodotti. Gli impianti di produzione rilasciano anche composti organici volatili e solventi in corsi d’acqua.
Tutto a causa di consumatori che vogliono comprare facilmente, velocemente e a prezzo basso. È molto importante comunicare le conseguenze di questa nuova tendenza.
Slow fashion: moda etica
Lo slow fashion è una controtendenza al fast fashion. Ha come obiettivo educare i consumatori ad acquistare meglio e di meno scegliendo le cose fatte per durare, realizzate da manodopera retribuita equamente e con materiali di qualità, possibilmente ecosostenibili. Lo slow fashion è nato dalla presa di coscienza che sul lungo periodo il fast fashion è insostenibile sia per l’ambiente sia per la manodopera che lavora alla sua produzione. È la moda etica.
Eco fashion
Con il termine eco fashion si definisce la filiera di produzione di abbigliamento e accessori con una particolare attenzione all’ambiente. Sono oggetti prodotti rispettando la natura, limitando l’inquinamento e diminuendo la quantità di scarti e rifiuti. Gli standard etici devono essere rispettati lungo tutta la catena di produzione. Spesso vanno applicati anche i sistemi di riciclo e riutilizzo di materiali. Tanti negozi offrono i buoni in cambio di vestiti, cosmetici o altri oggetti ormai inutilizzabili.
“L’industria dell’abbigliamento è al secondo posto nella classifica delle industrie più inquinanti. Prima ci sono solo le compagnie petrolifere. “- ha detto, con grande sorpresa del pubblico di Manhattan, Eileen Fisher ritirando il premio per la promozione e l’attuazione del rispetto per l’ambiente. “Sono davvero affari sporchi e cattivi.” – ha aggiunto.
Mentre non avresti mai sentito nessuno parlare in questo modo degli affari che fa col petrolio, la donna che ha parlato dal palco, Eileen Fisher, è un magnate del settore dell’abbigliamento.
Fisher, e recentemente anche Leonardo DiCaprio e Ralph Lauren, è stata premiata da Riverkeeper (organizzazione dedicata ambientalista no-profit) per il suo impegno per l’ambiente.
Pensando all’inquinamento ci vengono in mente una centrale elettrica, l’ingorgo stradale, i rifiuti gettati in giro, le fogne che scaricano nel mare ecc. Non pensiamo alla camicia che abbiamo addosso mentre l’impatto complessivo che l’industria dell’abbigliamento ha sul nostro pianeta è piuttosto triste.
Il cotone come tessuto, in particolare dell’agricoltura biologica, sembra essere una scelta ragionevole, ma per cucire una maglietta e un paio di jeans servono circa 20m3 di acqua. Le fibre sintetiche richiedono meno acqua ma sono altrettanto nocive per l’ambiente. A prescindere dai tessuti utilizzati, la fabbricazione di tessuti e tintura consuma enormi quantità di sostanze chimiche.
Fisher ha ragione, l’industria della moda è veramente un disastro.
Gioielli etici
Parlando di green fashion è giusto far notare che anche la manifattura di gioielli ha un certo impatto sull’ambiente e sulla nostra salute.
Gli accessori possono essere pericolosi per via del materiale con cui sono stati fabbricati. È meglio scegliere i gioielli in oro o argento, perché i metalli proposti da alcune marche possono creare allergie e dermatiti poco piacevoli. I metalli nobili sono anallergici, sicuri e riciclabili interamente all’infinito. Per questo le scelte più ecologiche nella gioielleria sono le pietre naturali e i metalli nobili. Sono i cosiddetti gioielli naturali perché privi di coloranti e sostanze tossiche. Oltre a questo dureranno nel tempo diventando ricordi di famiglia per le future generazioni.
Come nella produzione di vestiti così anche nella produzione di gioielli le pratiche aziendali responsabili, le condizioni di lavoro e la riduzione al minimo dell’impatto ambientale sul pianeta sono importanti. L’Unione Europea impone delle regole per limitare l’inquinamento e incentiva la riduzione di consumo dell’acqua ed energia. Le aziende che esternalizzano una parte della filiera nei paesi asiatici sono più sospette di quelle europee. Giallo Ambra è un esempio di gioielleria italiana, onesta e trasparente che offre i gioielli artigianali di alta qualità realizzati in argento e pietre naturali.

Sostanze tossiche della moda
In Italia il 7-8% delle patologie dermatologiche sono dovute ai vestiti che indossiamo (studio commissionato dalla Commissione Ue Chemical substances in textile products and allergic reactions). Le più diffuse sostanze nocive e pericolose per la nostra salute sono:
Coloranti azoici (azocoloranti) – coloranti cancerogeni a basso costo, fortunatamente vietati in Europa dal 2002.
Nichel – fortemente allergizzante componente dell’acciaio inossidabile inox e altre leghe resistenti alla corrosione, presente in bigiotteria, bottoni, zip ecc.
Cadmio – un metallo tossico cancerogeno dall’aspetto argenteo. L’Unione Europea vieta l’uso del cadmio nei gioielli.
Piombo – un metallo velenoso presente nella bigiotteria.
Formaldeide – gas usato come disinfettante per proteggere i prodotti dai batteri, funghi e virus, provoca irritazioni e bruciori a occhi, naso e gola, ma anche cefalee, stanchezza e malessere generale.
Clorofenoli Pcp, Tpc e relativi Sali – usati per conservare i prodotti durante il lungo viaggio dall’Asia, sono anche componenti di paste per la stampa sui tessuti.
Ftalati – liquidi incolori aggiunti alla plastica, sono pericolosi per gli umani, causano scompensi ormonali e danneggino lo sviluppo dei nascituri. Per questo è meglio ridurre al minimo il contatto diretto della pelle con la plastica.
Paraffine clorurate a catena corta (SCCPs) – ritardanti di fiamma e agenti di rifinitura per la pelle e i tessuti, sono tossici e si accumulano negli organismi.

Metalli pesanti come Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI presenti nei coloranti possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili, inclusi danni al sistema nervoso. Le sostanze tossiche sopraelencate sono ammesse in quantità minime oppure completamente vietate dalla normativa dell’Unione Europea. Per questo è più sicuro acquistare gli oggetti prodotti in Europa anziché in Asia.
Come scegliere l’abbigliamento ecologico
Possiamo scegliere di svolgere una vita sana in pace con la natura iniziando dal nostro guardaroba. Lo stile di vita green ti farà anche risparmiare. Ecco alcuni consiglio ecologici per la scelta di vestiti e accessori:
- Non cadere nello shopping compulsivo. Pensa due volte prima di comprare. Acquista solo se una cosa ti piace davvero e sei sicura di averne bisogno. Secondo la ricerca di Waste & Resource Action Program, almeno il 30% degli abiti presenti in un guardaroba non viene mai utilizzato. Ricordati che servono 1700 litri di acqua per produrre una maglietta e ben 10,5 milioni di tonnellate di capi di abbigliamento finiscono ogni anno nelle discariche statunitensi.
- Non andare a fare lo shopping solo per passare del tempo o quando sei triste o arrabbiata e vuoi sentirti meglio. Una ricerca americana, condotta da un team di psicologi e pubblicata sulla rivista Psychological Science, ha dimostrato che in chi è un po’ giù di morale la predisposizione a spendere triplica. Come nel famoso film I Love Shopping.
- Il riciclo va di moda. Su internet e soprattutto su Pinterest trovi tantissime idee creative con le guide su come modificare i vecchi vestiti per riutilizzarli in un’altra maniera. E se sei sicura di non averne più bisogno regala oppure inseriscili negli appositi cassonetti gialli.
- Leggi le etichette. Se possibile, scegli i vestiti prodotti in Europa, così eviterai le sostanze nocive e sarai più sicura che siano stati prodotti senza lo sfruttamento di mano d’opera a basso costo. Cerca la qualità, che non necessariamente si trova in un prodotto costoso.
- Scegli i gioielli in metalli nobili come l’oro e l’argento che sono riciclabili all’infinito e non si rovinano al contrario dell’acciaio o altri metalli non preziosi. Evita la bigiotteria a basso prezzo prodotta in Asia che ti durerà per pochissimo tempo.
Marchi abbigliamento etici
Esistono numerose certificazioni ECO e BIO per garantire la eco fashion, ma risultano essere abbastanza costose e difficili da ottenere per le piccole aziende italiane. In rete si trovano elenchi di aziende d’abbigliamento ecosostenibile e numerosi articoli scritti a pagamento per salvare la reputazione delle grandi industrie abituate a sfruttare i lavoratori, risparmiare sulla qualità e ingannare i clienti. Inoltre le riviste sulla moda non promuovono gratuitamente gli artigiani che spesso sono la miglior scelta. Noi, consumatori dobbiamo imparare ad essere scrupolosi: leggere le etichette, fare attenzione ai materiali di cui sono fatti i nostri abiti e ragionare sulla loro provenienza, per assicurarci che i diritti dei lavoratori sono stati rispettati. I migliori sono i prodotti europei di fascia media: né griffati, né fast fashion.

Giornata mondiale dell’ambiente
Su iniziativa dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ogni anno dal 1972 il 5 giugno si celebra la Giornata mondiale dell’ambiente. Ogni anno viene scelto un tema per portare l’attenzione sulle attualità più urgenti. È un’occasione per parlare di tematiche ambientali, legate tra le altre cose l’inquinamento, la sovrappopolazione e il surriscaldamento globale. Perché l’ignoranza nell’argomento ha un costo umano, sociale e ambientale enorme. E nella moda, come in ogni altro settore, la consapevolezza fornisce il potere.

Salve! Solo per dirvi che il vostro blog è sempre fonte di ispirazione: una vera palestra per la mente e la creatività!